DIETRO LE QUINTE

Ringraziamenti

Il mio grazie va all’Associazione Amici di Roberto Morrione, perché senza il suo supporto questo progetto non si sarebbe mai realizzato, e al mio tutor Maurizio Torrealta.

Un ringraziamento dovuto va anche a Rai Teche, per aver concesso l’utilizzo di alcune immagini presenti in questo webdoc. A chi ha contribuito, ognuno a suo modo, al risultato finale: l’associazione Terre di Zara, Donato Ungaro, Massimo Becchi, Bruno Mioni e Sandro Campanini, Paolo Pozzi, Marco Birolini, Catia Silva, Claudio Bacchi, Maurizio Zanetti, Roberto Nosari, Anna Cealti, Pietro Terzi, Alberto Manotti, Sabrina Pignedoli, Andrea Anselmi, Fabio Benazzi, la Provincia di Reggio Emilia e Aipo. Ad Andrea e Fabrizio, per avermi offerto il loro tempo e il loro supporto. Ai miei colleghi Corrado, Alessandro, Lara e Pierluigi. A chi preferisce non comparire. A tutti gli amici che mi hanno dato il loro sostegno incondizionato, credendo in questo lavoro come se fosse il loro. Ai miei genitori, e non c’è bisogno di aggiungere altro.
le mani sul fiume cave
le mani sul fiume
Se tutto questo ha una rilevanza, almeno per chi lo ha scritto, questa dipende dal fatto che un’intensa osservazione del mondo esterno ci rende meno apatici (più pazzi o più savi, più allegri o più disperati). Ogni osservazione ha bisogno di liberarsi dai codici familiari che porta con sé, ha bisogno di andare alla deriva in mezzo a tutto ciò che non si capisce, per poter arrivare ad una foce, dove dovrà sentirsi smarrita. Come una tendenza naturale che ci assorbe, ogni osservazione intensa del mondo esterno forse ci porta più vicini alla nostra morte; ossia, ci porta ad essere meno separati da noi stessi.
le mani sul fiume
Gianni Celati, Verso la foce